Tag : ritenuta-dacconto
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Ritenuta d’acconto, o collaborazione occasionale, o partita IVA, o cosa? Cerchiamo di capire in termini semplici come funziona una ritenuta d’acconto e quando conviene.
Il dott. Dimitri Stagnitto è un professionista del web (fondatore anche della Web Agency New Com) e appassionato di trading ormai da diversi anni. Nel 2007, ha creato il sito ForexInfo.it come supporto e diario di bordo della sua formazione nel settore.
Qualche tempo fa cercavo notizie utili sulla cosiddetta ritenuta d’acconto e mi sono imbattuto in questo articolo scritto proprio da lui sul suo sito. Ne riporterò le parti salienti sperando di essere utile a chi (come me) non è padrone della materia.
Spesso lavorare significa collaborare con più soggetti durante l’anno per piccole mansioni non a tempo pieno. In questi casi spesso i datori di lavoro propongono ai collaboratori sprovvisti di partita IVA (per collaborazioni che non superino i 5.000€ di compenso lordo nell’anno) la formula della collaborazione occasionale, erroneamente chiamata ritenuta d’acconto.
Le caratteristiche formali di questo tipo di contratto di lavoro sono esposte nell’articolo Ritenuta d’acconto: come funziona? Ecco i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, in questa sede vedremo in termini più semplici come funziona nella maggioranza dei casi e quando conviene.
Come funziona la collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto?
Molto semplicemente con questo strumento il collaboratore esegue un lavoro per il committente come se fosse un professionista (pur non avendo una partita IVA), per un periodo di tempo e un compenso limitati. La natura del rapporto deve essere appunto “occasionale” e non c’è nel rapporto lavorativo la natura di subordinazione. Dal punto di vista pratico, al momento del pagamento della prestazione, il collaboratore deve produrre una ricevuta al committente che provvederà a saldarla.
Spesso è il committente che fornisce un modello di ricevuta che il collaboratore firma e consegna: si tratta di un ribaltamento di ruoli dovuto solo al fatto che il collaboratore non sa fattivamente come produrre la ricevuta ma, ribadisco, formalmente è il collaboratore che consegna la ricevuta al committente come se fosse una fattura.
Dal punto di vista fiscale la ricevuta conterrà:
Per avere un’idea più chiara vedi il Fac-Simile online oppure scaricalo in PDF.
Una volta consegnata la ricevuta al committente, questo provvede a:
Quindi:
Quando e a chi conviene la collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto?
Tra molti collaboratori che lavorano con questa formula gira il falso mito secondo cui la ritenuta d’acconto conviene al datore di lavoro/committente. In realtà per il committente la convenienza è pari a quella che avrebbe se il collaboratore avesse partita IVA, dovendo anzi assolvere l’onere aggiuntivo di versare e gestire la burocrazia legata alle ritenute d’acconto.
Il fatto che la collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto non convenga particolarmente al datore di lavoro non significa che convenga al collaboratore, se non nel non essere assoggettato all’INPS. Con la collaborazione occasionale, infatti, non vengono versati contributi previdenziali (né dal datore di lavoro, né dal collaboratore).
Collaborazione occasionale a ritenuta d’acconto o partita IVA?
Avendo una partita IVA (ad esempio con il regime dei minimi), il collaboratore può:
Il reddito netto del professionista con partita IVA sarà assoggettato all’obbligo contributivo.
Lavorare in collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto conviene solo quando:
Se invece si ritiene di:
nell’attesa di trovare il tanto agognato “posto fisso”, conviene davvero valutare di aprire una partita iva:
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